Omelie del Vescovo Domenico nella Solennità di Sant'Emidio 2021

Celebrazioni per la Festa del Santo Patrono della Città presiedute da S.E. Mons. Domenico Pompili, nella Basilica Cattedrale Santa Madre di Dio

Omelia del Vescovo Domenico nella Solennità di Sant’Emidio

Messa Vespertina nella Vigilia

Omelia del Vescovo Domenico nella Solennità di Sant’Emidio
(Al 11,13-17; Tb 13,2.4.6-8; Rm 5,1-5; Lc 21, 9-19)

“E vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze”. Soltanto qualche anno fa a queste parole minacciose del Maestro avremmo sorriso, scrollandoci di dosso la paura evocata dal linguaggio apocalittico del brano lucano.
A parte il terremoto, solo due anni fa Harari aveva scritto che la nostra generazione può dare l’assalto al cielo perché “ha debellato la fame, la peste e la guerra”. Mai affermazione fu più ingenua o presuntuosa! Ci ritroviamo nel bel mezzo di una pandemia che ancora non ci fa stare tranquilli e in quanto a fame e a guerre siamo ben lontani dall’aver superato questa serie di mali epocali. Dobbiamo riconoscere senza arrossire che anche la nostra generazione – che pure ha conseguito notevoli progressi – deve fare i conti con alcune emergenze che richiedono uomini e donne di altra qualità.
L’umanità di oggi non è dissimile, infatti, da quella in cui si trovò a vivere S. Emidio sul finire del III-IV secolo, segnata da una profonda crisi economica e spirituale. I cui indicatori sperimentali erano la crisi demografica e la perdita di un orientamento spirituale. A pensarci anche oggi la tristezza della nostra generazione è segnalata da una paura del futuro che si manifesta in indolenza, rinuncia, accidia.

Il Maestro invita i suoi e li sprona a non farei impressionare dalle persecuzioni cui andranno incontro perfino all’interno del proprio nucleo familiare. Anche Emidio fu duramente contestato dai suoi quando aderì al cristianesimo. Oggi non esiste più questa forma di contestazione della fede, ma c’è qualcosa di peggiore. Le famiglie rischiano di implodere all’interno di un rapporto che è saltato anzitutto a livello della coppia. Ne segue che i figli fanno le spese di una fragilità che rende insicuri e incapaci di affrontare le avversità della vita.

“Nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza da,vedrete la vostra vita”. La parola di Gesù assicura che è possibile rimanere se stessi in mezzo ad un mondo perennemente in bilico se si è capaci di perseveranza. Perseverare vuol dire continuità, profondità, agilità cioè tenere fede a quella che è la nostra scelta di vita senza comprometterla, senza renderla esteriore, senza diventare pesante. Ai credenti è chiesto di vivere con perseveranza cioè esprimendo un vissuto che non ricomincia sempre da se stesso; che non si esaurisce in una pratica solo apparente; che non diventa un incedere faticoso e ripetitivo.

Sant’Emidio ha vissuto senza temere per la propria vita ed ha acquisito in scioltezza e coraggio. Ci sia dato anche a noi di avere in virtù della fede altrettanto coraggio e altrettanta scioltezza. Amen.

Messa del giorno

Omelia del Vescovo Domenico nella Solennità di Sant’Emidio
(Ap 11,13-17; Tb 13,2.4.6-8; Rm 5,1-5; Lc 21,9-19)

“Fratelli, giustificati dunque per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo”.
Paolo sta scrivendo ai cristiani di Roma, gli stessi peraltro presso i quali qualche secolo più tardi si troverà a vivere Emidio, un barbaro, proveniente da Treviri. E già all’origine si capisce che l’esperienza cristiana rappresenta una svolta in un mondo segnato dalla consuetudine e dal destino, fatalmente schiacciato da quel che tocca in sorte. A cominciare dalla nascita quando la vita è sospesa al pollice in su o in giù. Sono passati tanti secoli, ma una certa mentalità superstiziosa sopravvive, a fronte di un mondo che sembra voler fare a meno di Dio, e si ritrova immerso in nuove idolatrie: l’adorazione della giovinezza “che si fugge tuttavia”, l’esasperazione del denaro che non annulla le ingiustizie, l’infatuazione per la tecnologia che tutto risolve mentre si avrebbe bisogno anche di contemplazione. Il problema è che siamo fragili, ma non vogliamo ammetterlo. Di qui l’importanza della fede che è come il basilico che ha proprietà mediche e perfino cosmetiche,ma soprattutto è un antidepressivo. Il Vangelo non solo è un antidoto alla superstizione di ieri e di oggi, ma instilla una energia che sa reagire all’epoca delle passioni tristi.

“E non solo: ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce la pazienza”. L’apostolo non censura la fragilità, ma la attraversa indicando ciò che è necessario alla tenuta psicologica e morale di una persona. Solo a contatto con la tribolazione si rafforza il carattere e si affina la nostra personalità. Non si dà, dunque, la possibilità di crescere senza liberare la virtù della pazienza. La verità è che siamo diventati tutti impazienti, cioè non tolleriamo più alcuna fatica, attesa, contrarietà e vorremmo tutto e subito. Ma la vita ha un ritmo diverso e occorre ritrovare la lentezza dei processi umani. Piuttosto che far ricorso ad additivi e sostanze per reggere la fatica di vivere. Ancora una volta il basilico ci offre una indicazione. Questa pianticella sempreverde con puntini bianchi può essere coltivata in un un vaso sul davanzale e sulla terrazza di casa. L’arte di vivere con pazienza si apprende a casa dove la quotidianità dei nostri rapporti familiari è ciò da cui trarre forza e non solo ciò che ci esaurisce.

“La speranza poi non delude perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”.
La speranza è il contrario della tristezza. E consiste nella capacità di andare oltre alle avversità della vita, senza farsene schiacciare. La speranza non si limita dunque a metabolizzare la fatica di ogni giorno, ma la rimette in circolo grazie all’amore che tutto trasforma. Anche la morte. Sperare è il lavoro più importante del cristiano oggi. Come lo fu ai tempi di sant’Emidio. Non si tratta di alimentare lo sfascio di un tempo senza prospettive, ma di costruire pazientemente nel quotidiano. Come si ricava sempre dal basilico che può essere disseminato ovunque e diventare aroma e sapore, che cambia la qualità del prodotto sia che si tratti di pizza, di pomodoro o di pasta.
La fede cambia l’aroma e l’umore della nostra giornata. Ed è quel che purifica l’atmosfera inquinata del nostro tempo restituendole freschezza e gusto.

S. Emidio interceda per Ascoli perché il profumo del Vangelo come il basilico nei nostri piatti non manchi mai. Amen!

Video dell’omelia del Vescovo Domenico nella S. Messa del giorno

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