Corpus Domini 2024: l'omelia del Vescovo Gianpiero Palmieri

Giovedì 30 maggio 2024 | Basilica Cattedrale Santa Madre di Dio | ore 21.00

Corpus Domini 2024: l’omelia del Vescovo Gianpiero

Signore Gesù!

  1. Abbiamo percorso le strade della nostra città di Ascoli, e lo abbiamo fatto con te, presente nel segno dell’Eucaristia. E’ la strada il luogo in cui a te piaceva stare: non nel tempio, non nella sinagoga, ma per le strade, lì dove le persone vivono, si incontrano e si scontrano, interagiscono.
    Quando volevi stare da solo con tuo Padre, salivi sulla montagna, al mattino presto, per cogliere la Sua presenza nel silenzio dell’alba, nel vento delle prime ore del giorno.
    Da lì, il tuo sguardo si posava sui villaggi sottostanti. Guardavi ancora le case, le strade, le persone, ma questa volta dall’alto, così come le vede il Padre. E una volta sceso a valle, in mezzo alla gente, portavi una luce, la luce che brillava sul tuo volto mentre parlavi con il Padre, e che si comunicava a tutti coloro che incontravi.
    Anche a noi piace abitare nelle strade, “gettarci nella mischia” delle relazioni con i fratelli: ma vedendoli come li vedi tu, come li vede il Padre. Con il respiro dello sguardo lungo e ampio, che non si appiattisce sul presente o sul dettaglio, che non si limita ad emettere giudizi frettolosi, etichette ingiuriose, sentenze senza appello.
    Ecco: per noi celebrare e adorare l’Eucaristia, come in questo momento, è recuperare un cuore grande, magnanimo, e uno sguardo profondo sui nostri fratelli, pieno di simpatia e di affetto.
    Senza l’Eucaristia e l’adorazione diventiamo meschini, intolleranti, insopportabili. Vediamo ogni cosa dal basso delle nostre miserie.
    Quando invece entriamo nelle nostre chiese, come qui nella chiesa della Carità e dell’Adorazione, il tuo sacramento d’amore ci allarga il cuore e dilata il nostro sguardo. Equivale al tuo salire sul monte per lasciarsi illuminare dal Padre.
    Ne abbiamo bisogno, per non morire di grettezza.
  2. Signore Gesù,
    ancora adesso quando il Pane bianco dell’Eucaristia viene sollevato in alto dal prete dopo la consacrazione, c’è un grande silenzio nelle nostre chiese. Siamo in ginocchio, o con il capo abbassato.
    Proviamo un fremito, pensando e contemplando il tuo amore che dona tutto senza misura, per tutti: “questo è il mio corpo, questo il mio sangue dato per voi”.
    Percepiamo che tu sei l’Innocente, l’Agnello mansueto condotto al macello.
    Comprendiamo che in te sono “riassunti”, “ricapitolati” e “concentrati”, tutti gli Innocenti e le vittime della terra.
    Tu prendi il loro sangue e lo fai diventare il tuo, dalla “voce più eloquente di quello di Abele”, dice la lettera agli Ebrei (Eb 12,24)
    Quanti innocenti (specie bambini) sono vittime delle violenze, della guerra, delle migrazioni forzate, della povertà, della crudeltà!
    Assistiamo oggi all’osceno spettacolo di chi nasconde le proprie vittime e mostra quelle degli altri, per tirare lo sdegno pubblico dalla propria parte.
    Ma in te, nel tuo Corpo di Crocifisso, Signore, nel pane bianco che ne è sacramento, noi sentiamo il grido di tutte le vittime senza distinzione. Tu sei l’Innocente che fa “giustizia” di tutti gli innocenti perché mostra che sono nascosti nel cuore del Padre. Lui non li dimentica. Egli ne chiederà conto ai loro carnefici, e farà giustizia (Ap 6,10)
    Ma tu, Signore, nel Pane Eucaristico, sei l’Innocente che testimonia l’amore per tutti, per tutte le vittime e per tutti i carnefici. Sei offerta di perdono per ogni uomo.
    Per questo sentiamo un fremito. Freme la nostra umanità resa autentica dal tuo Spirito, e proviamo profonda compassione verso i fratell. Senza l’Eucaristia e l’adorazione, perdiamo ogni umanità e compassione: diventiamo cinici e calcolatori!
    Perdono, Signore, perdono, per le nostre fredde prese di distanza dagli innocenti di questo mondo. Per non averli difesi, accolti, protetti, aiutati, ma abbandonati al loro destino nell’indifferenza. Facci fremere Signore di sdegno per le ingiustizie e di pietà per tutti gli innocenti.
  3. In ultimo Signore, il Pane eucaristico che spezziamo ogni domenica, ogni giorno, tra noi, ci ricorda che siamo il tuo corpo, siamo membra gli uni degli altri. La tua Chiesa è qui ai tuoi piedi, Signore, per testimoniare a tutta la città la sua fede e la sua fiducia in te.
    Ci vedi Signore? I nostri paludamenti colorati e festosi, quelli di noi preti, dei nostri ministri e delle nostre confraternite, non nascondono ai tuoi occhi la nostra povertà e il nostro peccato.
    Siamo spesso assopiti, incapaci di accogliere le novità, resistenti al cambiamento a cui ci chiami, attaccati alla nostra storia che di glorioso non ha ormai più nulla, nostalgici di un passato che non ritorna, incapaci di vivere l’oggi con le sue sfide.
    Mentre tu non sei rimasto in alto a guardare: ti sei fatto uomo, ti sei incarnato nel tempo, in ogni tempo. Tu ti fai pane e vino qui e oggi! Ti sei “sporcato le mani” accogliendo nella tua carne la sensibilità e le domande degli uomini e delle donne di ogni cultura e di ogni stagione della storia.
    Senza l’Eucaristia e l’adorazione ristagniamo nel “si è sempre fatto così”. Senza il tuo mistero d’amore che risplende in questo sacramento, ci rinchiuderemmo nella nostra “zona di conforto” e finiremmo per convincerci che, se tu ci chiami ad amare gli altri, non siamo tenuti ad amarli collocandoli nella cultura e nella mentalità del nostro tempo, che ci piaccia o no.
    Al contrario, facci abitare questo tempo senza fughe rimanendo sempre uniti tra di noi, approfittando di questa stagione così creativa e dinamica per la tua Chiesa. Facci rimanere sempre più profondamente e radicalmente uniti a Te. Non permettere che celebriamo l’Eucaristia da separati in casa o che ti adoriamo pieni di rancore verso i nostri fratelli nella fede!
    Aiutaci a camminare con te, dietro di te, nella Babele e “Galilea delle genti” di oggi. Perché qui tu ci hai dato appuntamento nel giorno di pasqua e qui ci attendi.
    Amen!

     

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