Comunicati Stampa della Diocesi di Ascoli Piceno

Qui trovi le note stampa ufficiali della Diocesidi Ascoli Piceno
NUOVI PARROCI NELLA DIOCESI DI ASCOLI PICENO (02/07/2021)

Don Luigi Nardi, parroco della Cattedrale, Don Paolo Sabatini parroco di S. Maria in Piattoni di Castel di Lama (rimanendo anche a Villa S.Antonio)

In seguito alla morte prematura di don Angelo Ciancotti, parroco della Cattedrale di Ascoli Piceno, avvenuta il 10 maggio u.s., il Vescovo S.Ecc.za Mons. Domenico Pompili ha provveduto alla nomina del nuovo parroco del Duomo e ha scelto don Luigi Nardi, finora parroco di S. Maria in Piattoni di Castel di Lama. Per don Luigi è un ritorno alla parrocchia che lo ha visto giovane vicario parrocchiale della Cattedrale dal 1984 al 1999 quando era parroco mons. Baldassare Riccitelli.
Al contempo, il Vescovo ha nominato parroco di S.Maria in Piattoni, don Paolo Sabatini, che sarà coadiuvato da don Duilio Pili come Vicario parrocchiale. Don Paolo e don Duilio continueranno a svolgere il loro servizio, come hanno fatto finora, anche nella parrocchia di S. Antonio in Villa S.Antonio. Le due parrocchie rimarranno ciascuna con la propria personalità giuridica riunite sotto lo stesso parroco.
I nuovi parroci faranno il loro ingresso nelle parrocchie, rispettivamente, don Paolo sabato 24 luglio e don Luigi domenica 25 luglio.
Nel ringraziare don Giorgio Martelli che ha svolto il suo servizio pastorale nella parrocchia della Cattedrale durante la malattia e dopo la morte di don Angelo, auguriamo a don Luigi, don Paolo e don Duilio un proficuo lavoro pastorale per la propria santificazione personale e il bene delle anime.

LETTERA DI COMMIATO S.E.R. MONS. GIOVANNI D'ERCOLE

Carissimi tutti,
mentre mi preparo a lasciare Ascoli Piceno, sento forte il bisogno di ringraziare ancora una volta tutti coloro che a vario titolo hanno collaborato con me nel servizio alla diocesi e al territorio: collaboratori sia ecclesiastici che laici. Non potendo ringraziare personalmente ciascuno e ciascuna lo faccio con queste righe: grazie di cuore e scusate se talora sono apparso esigente e forse non sempre completamente a vostra disposizione.
+ Giovanni D’Ercole Vescovo Emerito di Ascoli Piceno

–>Lettera commiato S.E.R. Mons. Giovanni D’Ercole

A PROPOSITO DI PRETI (19/09/2020)

Oggi al funerale di don Giacomo SCIALANGA tanta gente riconoscente piangeva la sua partenza, 85 anni sono tanti e la sua morte una come quella di tanti preti. Qualche giorno fa la morte di don Roberto Malgesini anche lui uno dei tanti, uno della maggior parte, della stragrande maggioranza dei sacerdoti che sostengono con la propria speranza e testimonianza la solitudine e la miseria umana. Gente che si offre ad alleviare come può il disagio spirituale e materiale che dilaga in questo paese e nel mondo. Solo che i media amano parlare solo di preti come pedofili e maneggioni. Questo assassinio balza alla cronaca ovviamente mescolandosi con tante faccende ( il problema immigrazione eccetera) che però non devono nascondere l’essenziale, e lo scandalo vero. La questione su che cosa davvero ha mosso la mano assassina di una persona a cui il prete aveva la mattina preparato la colazione, rimarrà comunque in fondo nelle oscurità del mistero del male. Lo chiamiamo raptus a volte, o follia per provare a circoscriverne, inutilmente, il mistero. Ma il dato evidente, direi quasi urlante, in questo evento è che don Roberto ha dato la vita per un altro, per gli altri. Ed è quello che fanno i preti, la stragrande maggioranza, ripeto, contro un modo di ritrarli spesso banale, fazioso e colpevole. Non lo fanno perché animati da buoni sentimenti o da quello spirito solidaristico spesso più retoricamente decantato che vissuto dagli stessi che ignorano i preti o li dipingono in modo banale. Danno la vita a Dio Padre per questo vivono la fraternità, e imitano, amandolo, Gesù, non lo fanno perché sono bravi cittadini. Hanno una dismisura del cuore, una finestra nel cuore e nel corpo (dedito a Dio) che nulla ha che fare con le buone maniere o il senso naturale di solidarietà. Sono segni di una dismisura. In questa morte ingiustissima c’è tutta la verità di una parola che il vocabolario corrente prova a oscurare, la parola “vocazione”. La parola che da sempre invece è al centro della vita cristiana. Vocati, chiamati amici da un Dio che ha dato la vita per gli altri.

E’ MORTO DON GIACOMO SCIALANGA (18/09/2020)

E’ tornato oggi alla casa del Padre Don Giacomo Scialanga, parroco emerito della parrocchia S. Antonio di Padova in Castel di Lama dopo aver servito il Signore nella chiesa dell’adorazione detta della Scopa, ad Ascoli Piceno e nella parrocchia di Vallorano in Venarotta.
Ha dedicato tantissimi anni ai giovani nell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole superiori e nell’attenzione verso i più deboli, dai poveri agli ammalati, ai tossicodipendenti e tutte le persone in difficoltà.
La camera ardente sarà allestita presso la chiesa di San Filippo Neri in Villa S. Antonio a partire dalle ore 18 di oggi, giovedì 17 settembre 2020.
I funerali avranno luogo sabato 19 settembre 2020 alle ore 11 presso la parrocchia S. Antonio di Padova. Successivamente la salma sarà portata presso la cappella della icona Passatora in frazione Retrosi di Amatrice per poi lì essere tumulata.
La famiglia e l’intera comunità parrocchiale ringraziano già da ora coloro che vorranno manifestare la propria vicinanza in questo momento particolare e raccomandano il rispetto delle misure di sicurezza anti Covid (mascherina, distanziamento e disinfezione delle mani) durante le visite alla camera ardente e le celebrazioni funebri.

+Giovanni D’Ercole

COMUNICATO SULLA SITUAZIONE CONTAGI COVID-19 (18/09/2020)

Con riferimento alla situazione contagi covid-19,
la Diocesi di Ascoli Piceno comunica che, al momento:
1) Sono risultati positivi don Joseph Katembwe, parroco di Folignano e don Giorgio del Vecchio parroco di Spinetoli e Villa San Pio X che hanno avuto contatti tra loro. Sono entrambi Asintomatici , stanno bene e passano il tempo di quarantena pregando e studiando.
2) Alcuni sacerdoti che sono stati in stretto contatto con don Jospeh nell’incontro di Valledacqua del 10 settembre scorso (che è stato di mezza giornata e non, come erroneamente riportato, di due giorni) sono finora risultati negativi al tampone e sono in isolamento volontario.
3) Per tutti gli altri (compreso il Vescovo) non risulta alcun contagio o positività al tampone.
4) Si rassicurano in tal modo tutti i fedeli e li si invita a partecipare con serenità alle celebrazioni liturgiche domenicali dove saranno rispettati tutti i protocolli di sicurezza (distanziamento, uso di Dispositivi di Protezione Individuale, sanificazione degli ambienti e delle mani, uso di mascherine e di gel sanificante da parte del celebrante nella distribuzione dell’Eucaristia e ogni volta che si avvicina ai fedeli) per la salvaguardia della salute dei fedeli e dei celebranti.
Al contempo si chiede ai fedeli l’attento rispetto delle disposizioni di prevenzione e sicurezza previste.
Buona domenica di resurrezione a tutti!

Ufficio Stampa Diocesi

RINUNCIA DEL VESCOVO DI ASCOLI PICENO (ITALIA) E NOMINA DELL’AMMINISTRATORE APOSTOLICO

Data della pubblicazione sui media vaticani: 29 ottobre 2020.
Rinuncia del Vescovo di Ascoli Piceno (Italia) e nomina dell’Amministratore Apostolico.
Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Ascoli Piceno (Italia), presentata da S.E. Mons. Giovanni D’Ercole F.D.P. ed ha contestualmente nominato Amministratore Apostolico della medesima sede S.E. Mons. Domenico Pompili, Vescovo di Rieti.
In seguito alla comunicazione della Sala Stampa Vaticana diffondiamo il comunicato ufficiale delle dimissioni di S. Ecc.za Mons. Giovanni D’Ercole. Esprimiamo il nostro rammarico per il fatto che la notizia, contro la nostra volontà, sia circolata prima dell’orario previsto. Di seguito il link per il comunicato stampa ufficiale. –> Comunicato stampa Rinuncia Vescovo di Ascoli Piceno

 

NOTA DEI VESCOVI MARCHIGIANI IN OCCASIONE DELLE PROSSIME ELEZIONI REGIONALI DEL 20-21 SETTEMBRE 2020 (14/09/2020)

I prossimi 20 e 21 settembre i cittadini marchigiani saranno chiamati alle urne per l’elezione del nuovo Consiglio regionale e del nuovo Presidente della Regione.
Noi Vescovi delle Marche, in qualità di pastori che vivono tra la gente condividendone la vita, le sofferenze, i bisogni e le speranze, sentiamo il dovere di prendere la parola su questo importante passaggio della vita politica e democratica della nostra Regione. Con ciò non intendiamo assolutamente dare indicazioni pro o contro i vari schieramenti politici o partitici scesi in campo, ma semplicemente condividere con tutta la comunità alcune riflessioni orientate a promuovere il bene comune del nostro territorio.
Innanzitutto ci sentiamo di esprimere viva gratitudine all’amministrazione uscente per l’impegno profuso nell’affrontare situazioni oggettivamente difficili ed inedite in cui la nostra Regione si è venuta a trovare. Nel contempo formuliamo gli auguri di proficuo lavoro ai futuri amministratori, sottolineando che come pastori solleciti, cosa che sempre è avvenuta, ci rendiamo disponibili ad una fattiva collaborazione con chiunque assumerà la guida della Regione.
Non ci sembra superfluo ribadire che la politica va vissuta come esperienza di servizio alla società intera. La parola servizio sta ad indicare un atteggiamento interiore generato da forte convinzione e seguito da fatti concreti. In questa prospettiva lanciamo un forte appello affinché la politica sia vissuta e valutata come arte nobile con la specifica vocazione di edificare una società basata sulla libertà, la giustizia e la fraternità.
Inoltre a chiunque assumerà la guida della nostra Regione ci permettiamo di chiedere un supplemento di impegno, di responsabilità e di generosità, anche a motivo di due emergenze che hanno colpito il nostro territorio e lo hanno duramente provato: il terremoto ed il coronavirus. Realtà queste con cui è necessario fare i conti e che toccano direttamente la vita delle persone, bene inscalfibile che va sempre e comunque difeso, promosso e accompagnato dal suo inizio al suo tramonto naturale.
In questa prospettiva ci sembra doveroso segnalare alla comunità ed alla politica alcune priorità che riteniamo irrinunciabili, pur coscienti che altre tematiche meriterebbero la dovuta attenzione.
A nessuno sfugge che le Marche hanno bisogno di una ricostruzione che prima di essere materiale, è spirituale e morale. Nel dopo terremoto la gente ha bisogno di ritrovare la fiducia e la speranza, anche attraverso una diversa relazione con la politica e con le istituzioni chiamate ad operare concretamente.
Al riguardo chiediamo che i processi di ricostruzione materiale che riguardano anche le chiese e le strutture pastorali, siano alleggeriti, snelliti e velocizzati. Avvertiamo sempre più la necessità di una sburocratizzazione perché le nostre comunità tornino a vivere.
Inoltre segnaliamo un’altra “ricostruzione” urgente: quella della famiglia, prima e vera cellula generativa della società. Si sente il bisogno di una politica che metta al centro della vita sociale la famiglia con scelte precise. Non possiamo dimenticare che la nostra Regione soffre pesantemente il duplice fenomeno della elevata anzianità e della denatalità, a cui si aggiunge un preoccupante esodo di giovani che sono costretti a creare famiglia altrove. Stiamo vivendo un notevole impoverimento del nostro territorio che condiziona fin da ora il suo futuro.
Non possiamo poi non porre l’attenzione al mondo del lavoro fortemente segnato da un alto tasso di disoccupazione in continuo aumento. Stiamo assistendo ad una crescita delle vecchie e nuove povertà. Occorre prendere atto di ciò ed intervenire creando le condizioni adatte per poter risolvere il mortificante e preoccupante fenomeno della mancanza di lavoro.
L’impresa marchigiana, come anche l’agricoltura e l’artigianato, che nel passato ha costituito un modello di sviluppo varcando i confini regionali e nazionali, è in crisi con tutte le conseguenze che ne derivano. Nelle nuove condizioni storiche che stiamo vivendo, appare opportuno per la nostra Regione elaborare un progetto di sviluppo sostenibile ed integrale con nuovi posti di lavoro e che faccia leva su quel capitale umano tipicamente marchigiano fatto di tanta onestà, laboriosità e creatività.
E’ anche con questa prospettiva che va affrontato il problema dello spopolamento dell’entroterra dovuto al sisma e che sta depauperando un originale patrimonio di valori etici, culturali, storici ed artistici.
Ci sembra poi doveroso evidenziare un’altra priorità: quella della formazione scolastica e universitaria. Le Marche al riguardo hanno una grande ed apprezzata tradizione. Il compito odierno della politica è quello di provvedere ad un continuo rinnovamento ed implemento. In questo contesto evidenziamo anche la necessità di sostenere le scuole paritarie che offrono un prezioso servizio pubblico. La crescita del sapere e delle competenze e la possibilità di accedere ad esse, rappresenta il migliore investimento per dare futuro alla nostra terra.
Vogliamo poi sollecitare una ripresa forte ed insieme sostenibile del welfare, prendendo le mosse dal patrimonio di solidarietà di cui il popolo marchigiano è ricco. E’ necessario che la politica rinnovi un adeguato investimento al riguardo e che ripensi il modello di welfare della nostra Regione. Occorre non solo potenziare la capacità di intervento degli enti pubblici ma anche orientare le risorse in direzione della valorizzazione della società civile, sostenendo iniziative di volontariato, di imprese sociali no profit di cui il territorio, anche in forza della vivace tradizione cristiana, è particolarmente ricco.
Una particolare segnalazione merita il mondo della sanità. A nessuno sfugge la necessità ed anche l’urgenza di un progetto di razionalizzazione teso ad ottimizzare prestazione e costi dei servizi resi alla popolazione. Non si può dimenticare tuttavia che le Marche sono un territorio plurale, disseminato di piccole comunità di cui il sistema sanitario deve tener conto per una efficace prossimità. Una precisa attenzione tesa a conciliare le due esigenze contribuisce ad evitare lo spopolamento di tante e vivaci comunità.
A tutto ciò va aggiunto anche un impegno teso a creare o a completare la rete delle infrastrutture. La nostra Regione risente di un isolamento che da tempo la sta condizionando a livello produttivo, commerciale, culturale e turistico. A proposito di turismo va constatato che la nostra Regione dispone di un originale e formidabile patrimonio naturale, storico ed artistico che chiede di essere sempre più valorizzato.
L’augurio con cui vogliamo concludere questa nota è quello che la politica trovi un rinnovato dinamismo per rispondere alle sfide del nostro territorio e che sia in grado di dare un promettente futuro alla nostra Regione. In tale contesto auguriamo anche che il prossimo appuntamento elettorale possa essere fortemente partecipato, poiché siamo convinti che ogni cittadino è chiamato, secondo le proprie responsabilità, a costruire il futuro della comunità.
In questo spirito di responsabilità e di impegno, ricordiamo che le Marche sono state chiamate il prossimo 4 ottobre di questo anno 2020, a offrire l’olio per alimentare la lampada che arde davanti alla tomba di san Francesco d’Assisi, patrono d’Italia ed esempio di vera umanità in cui tutta la Nazione si riconosce. L’olio della lampada alimenti in noi quella luce interiore di cui tutti abbiamo bisogno per essere costruttori di quella casa comune e di quella cultura della fraternità a cui Papa Francesco ci sta ripetutamente invitando.
Affidiamo il popolo marchigiano, di cui il Signore Gesù ci ha chiamato ad essere Pastori, alla Santissima Vergine di Loreto, patrona della nostra Regione, nel cui Santuario si sta celebrando il Giubileo Lauretano prorogato dal Papa fino al 10 dicembre 2021. Possa la Madre di Nostro Signore e Madre nostra, guidare e proteggere il popolo marchigiano nel suo cammino, preservandone sempre la fede, la speranza e la carità.

Vescovi delle Marche

Loreto, 10 settembre 2020

LETTERA DI UN FEDELE SUL DDL ZAN/SCALFAROTTO E LA RELATIVA RISPOSTA DEL NOSTRO VESCOVO (22/07/2020)

Eccellenza Mons. Giovanni D’Ercole, chi scrive è un figlio di questa Chiesa, molto preoccupato per l’avanzare di leggi assurde e distruttive che potrebbero precludere, in un futuro molto prossimo, qualsiasi testimonianza di fede e di rimando al Catechismo della Chiesa Cattolica, dove per Cattolica intendo veramente universale. Penso che lei abbia già capito a quale legge mi riferisco: il fatidico Decreto Zan/Scalfarotto, che se passasse così come è stato presentato, non solo ci impedirebbe di essere genitori “naturali” ma ci impedirà di essere Cristiani Cattolici, in quanto tutta la Sacra Parola potrebbe essere considerata “omofoba” e allora…
La prego, quale uomo illuminato dalla Grazie, di richiamare tutti i suoi confratelli Vescovi a prendere una posizione di difesa della cattolicità della nostra fede e del contenuto delle Sacre Scritture e del Depositum Fidei di cui il CCC è la sintesi e la massima espressione del Magistero del Corpo Mistico.
La prego e la scongiuro: scenda in campo in difesa della Verità; inviti con forza e fede i suoi fratelli nell’Episcopato a non piegare la testa e la dignità difronte all’arroganza della menzogna, sapendo che solo uno è omicida e menzognero. Supplichi i “suoi fratelli” a non assumere un atteggiamento neutro che non serve a niente ed in questo momento è solo ulteriore fonte di confusione e tenebra. Chi non è con me è contro di me (Matteo 12,30b); l’essere neutrali è sempre una posizione che ci porta lontano dal Maestro.
Siate leoni coraggiosi che richiamano, con forza il popolo che Dio vi ha affidato attraverso la Chiesa del Suo Figlio, alla responsabilità di questo momento cruciale. Richiamate i governanti, non preoccupatevi dell’otto per mille, Dio provvederà alla Sua Chiesa se essa le sarà fedele.
Prendete una posizione di Verità, di Fede e di Amore per la Dottrina Morale della nostra Chiesa. Combattete ed inviate il popolo Cristiano italiano a combattere per a fede e per la democrazia di questo paese; ultimo o quasi di quel baluardo cattolico che era l’Europa nei confronti del mondo intero. La vostra responsabilità è grande e se necessario dovete prepararvi anche al martirio; d’altronde non indossate una papalina rosso sangue in testa?
Non arrendetevi e non indietreggiate; il nemico ha paura della vostra fede appena la esercitate nel Nome di Colui che tutto può perché è l’Alfa e l’Omega di tutta la storia.
La prego e la scongiuro nel nome di Cristo, dei Santi e della Vergine Immacolata, alzi e faccia alzare la voce ai suoi confratelli contro questa legge assurda e distruttiva della nostra fede. Lei è la nostra speranza. Non abbia paura, Dio le sarà vicino.
Invitate il popolo Cristiano alla preghiera, al digiuno ed a scendere in piazza, se necessario; qui è in gioco, se non lo abbiamo capito, l’esistenza della nostra fede! Davanti al trono dell’Altissimo avete la responsabilità di tante anime che potrebbero perdersi o allontanarsi per sempre; questa è la vostra, sua e dei Vescovi, responsabilità davanti a Dio.
Sono sicuro che non lascerà cadere i tanti appelli ad essere “Buon Pastore” che riceve ogni giorno. Combatta e non abbia paura di nulla… riceverà la Vita Eterna promessa dal Figlio dell’Uomo.
RISPOSTA DEL NOSTRO VESCOVO
Caro sig. Antonio, il tema è delicato e merita attenzione. La Presidenza della CEI, a nome dei vescovi italiani, ha già esposto i rischi contenuti nel disegno di legge Zan/Scalfarotto, con una presa di posizione che ha suscitato dure reazioni come avviene ogni volta che si cerca di esprimere un’opinione diversa da quella della cultura LGBT. Ma questo non deve impedirci di professare le nostre convinzioni con tutte le conseguenze che ne derivano. Pertanto anch’io mi associo al Presidente della CEI, sapendo bene che in democrazia sono le maggioranze a guidare le sorti di una nazione. È in Parlamento che si svolgerà il confronto auspicando un sereno e costruttivo dialogo e vedremo come si concluderà. Sono certo che chi crede nei valori della famiglia e del matrimonio portati avanti dalla Chiesa si farà sentire: è un dovere di coscienza e un servizio al bene della società.
Per tale motivo anche io do il mio sostegno, ma lo faccio in primo luogo come cittadino a partire da considerazioni di carattere “umano” che ci uniscono, indipendentemente dalle personali opinioni politiche e religiose che possono dividerci. Non vorrei cioè che si tramutasse in battaglia religiosa, quella che in primo luogo è una riflessione in difesa di diritti inalienabili di ogni persona.
Occorre dare risposte chiare a domande come queste: potremo continuare ad avere il diritto di proclamare pubblicamente la nostra convinzione circa la famiglia fondata sul matrimonio uomo-donna, cellula primordiale della società? Potremo proseguire a proclamare la Parola di Dio liberamente anche quando, come nella Lettera di san Paolo ai Romani e in altri passaggi biblici, ci sono parole esplicite nei confronti dell’omosessualità? Potremo responsabilmente insegnare la dottrina sociale della Chiesa sulla vita, sulla morale sessuale, ecc.? Potremo restare liberi di esprimere le nostre convinzioni filosofiche, religiose e morali circa scelte e condotte che non condividiamo senza essere sottoposti a pene e restrizioni come sta avvenendo purtroppo in alcune nazioni del mondo? Nella sua lettera, lei vorrebbe che fossero i vescovi a guidare lo “scontro”.
Da ormai diversi anni sappiamo che è vostro, laici cristiani, il compito di testimoniare la fede nella vita quotidiana traducendola in scelte e comportamenti ispirati al Vangelo a ogni livello. Testimonianza dunque, non scontro.
Aver vissuto da giovane le battaglie del secolo scorso sul divorzio e sull’aborto, mi ha fatto capire che è indispensabile far maturare nelle comunità dei credenti la consapevolezza di essere ciascun battezzato protagonista nell’impegno a diffondere e difendere i diritti umani e quindi già di per sé cristiani. Insomma, compito di noi pastori è sicuramente quello di guidare il popolo affidatoci sulla via del Vangelo, e poi condividere e sostenere l’impegno dei fedeli laici chiamati, per specifica vocazione, a operare in prima linea e nelle frontiere della società. Va pure tenuto presente che noi cristiani siamo ormai anche in Italia minoranza rispetto a una massa sociale sempre più indifferente, e questo rende ancor più coraggioso e urgente il nostro impegno non di belligeranza ma di evangelizzazione. Siedono in parlamento e lavorano nei vari ingranaggi della società molti cristiani. Non si può essere cristiani solo in chiesa o in certe circostanze! La fede in Gesù Cristo chiede di non aver paura, quando necessario, di camminare controcorrente rispetto alle culture dominanti che cozzano con le nostre convinzioni di coscienza.
Caro sig. Antonio, il vero problema non è non chiedere a noi vescovi di parlare contro il disegno di legge Zan/ Scalfarotto (anche se molti di noi lo hanno già fatto e continuano a farlo), quanto piuttosto bisogna che emerga il coraggio delle persone che credono nella famiglia e in particolare dei cristiani, i quali da cittadini credenti, possono, nelle sedi deputate, essere portatori dei valori del cristianesimo, non adoperandosi contro gli uni o contro gli altri ma, anzi, agendo per il bene degli uni e degli altri. Non cercando di creare uno strappo nel tessuto sociale, ma ricucendolo. Ci danno l’esempio milioni di nostri fratelli e sorelle che accettano di essere perseguitati per restare fedeli fino alla morte alla nostra comune fede.

NUOVE NOMINE NELLA DIOCESI DI ASCOLI PICENO (7/09/2020)

La chiesa ascolana si avvia a riprendere le attività pastorali, e alla luce dell’Istruzione della Congregazione del Clero del 29.06.2020: “La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa”, S.Ecc.za Mons. Giovanni D’Ercole ha provveduto a degli avvicendamenti in alcune parrocchie della Diocesi.

Il Vescovo ha inviato lettere alle comunità coinvolte che sono state lette dai rispettivi parroci domenica 6 settembre.

Don Andrea Tanchi, attualmente parroco nella Parrocchia dei Santi Cosma e Damiano in Mozzano è stato nominato Parroco nelle Parrocchie di Maria SS. Assunta in Monsampolo del Tronto e di Santa Maria Madre della Chiesa in Stella di Monsampolo, dopo che Mons. Bernardo Domizi ha presentato la rinuncia per motivi di salute.

Don Paolo Simonetti, attuale vicario parrocchiale a Stella ed a Monsampolo, è stato nominato amministratore parrocchiale e sostituirà don Giuseppe Capecci nelle due parrocchie di Santa Maria Goretti e della Madonna del Rosario a Borgo Miriam in Offida.

Don Giuseppe Capecci, a sua volta, andrà a Mozzano al posto di don Andrea Tanchi.

Gli spostamenti e gli ingressi nelle parrocchie avverranno secondo il seguente calendario: Don Paolo Simonetti, domenica 27 settembre alle ore 10 nella chiesa di Borgo Miriam; Don Giuseppe Capecci entrerà a Mozzano sabato 3 ottobre alle ore 17; Don Andrea Tanchi a Stella di Monsampolo domenica 4 ottobre alle ore 18.

Inoltre il Vescovo ha destinato i due nuovi sacerdoti ordinati sabato 5 settembre in Cattedrale rispettivamente: Don Duilio Pili continuerà il suo servizio a Villa S. Antonio; Don Gianmarco Lupini continuerà gli studi a Roma e quando sarà ad Ascoli assisterà il Vescovo come cerimoniere.

Intanto lunedì 7 settembre, a Valledacqua presso il Monastero di San Benedetto sono iniziati gli esercizi spirituali per i Sacerdoti, Diaconi e Religiosi della Diocesi, guidati dal monaco Fratel Antoine Emanuel, che si concluderanno giovedì con una giornata di spiritualità per tutto il clero diocesano.

Sarà l’occasione per riflettere sull’inizio del nuovo anno pastorale in condizioni di sicurezza causa l’emergenza Covid e sulle possibilità che da questa crisi possono giungere per un rinnovamento della pastorale.

Il 24 settembre, pomeriggio, si terrà il convegno di inizio anno pastorale presso la Parrocchia dei Ss. Simone e Giuda e sarà l’occasione propizia per ricominciare tutte le attività pastorali, catechetiche e  liturgiche della Diocesi e delle parrocchie.

Ufficio Stampa Diocesi

TORNA LA MEMORIA DEL TERREMOTO DEL 2016 (24/08/2020)

“Basta che un uomo sogni, perché un’intera razza profumi di farfalle. Basta che solo uno sussurri di aver visto l’arcobaleno di notte, perché perfino il fango abbia gli occhi rilucenti”. In occasione del quarto anniversario del sisma che ha dilaniato queste nostre terre, ha falciato vite umane, ha seminato sofferenza, disagi e ha tentato di spegnere la speranza e togliere il sorriso dai nostri volti, mi sono tornati alla memoria questi versi dello scrittore peruviano Manuel Scorza Torres per sollecitare tutti a tornare a sognare insieme la speranza. E’ vero, passa il tempo e tutto sembra restare come quella notte: le macerie, le case da ricostruire, le chiese da rivedere risorgere, il lavoro che fa fatica a crescere, la gente che continua ad andarsene o a morire. Tante problematiche ancora forti e preoccupanti che si sommano alla pandemia del Covid 19. Tutto sembrerebbe farci scoraggiare e invece dobbiamo continuare a sperare. Non ci riuniremo nella notte tra il 23 e il 24 agosto come sempre, ma la sera del 23 e sarà per una celebrazione eucaristica in ricordo e suffragio dei defunti in quella tragedia e per le famiglie colpite dagli effetti del sisma. Animati dalla fiducia in Dio che mai deve spegnersi, sogniamo ad occhi aperti. Dobbiamo rimanere sempre desti e non lasciare che il buio ci addormenti nel sonno della paura, dello scoraggiamento e dello smarrimento. Sognare la speranza è l’invito che ci viene da tante parti e, se anche con il passar del tempo diminuisce l’attenzione e la solidarietà, dobbiamo proseguire il cammino faticoso della speranza insieme ai parenti delle vittime del sisma, agli abitanti che qui vivono ogni giorno, agli amici e a quanti con noi continuano a camminare insieme, sorretti dalla certezza che il Signore non abbandona chi in lui si rifugia.
Solo così possiamo essere in grado di sognare insieme un futuro migliore per tutti, per Arquata e gli altri Comuni lesionati dalle scosse del terremoto. Il sogno non si riduce a calcolo, analisi, ragionamento; ha qualcosa che eccede rispetto a ciò che si vede e che esiste. La storia la riscrivono dopo le tragedie le persone che non cedono alla tentazione del sonno dell’indifferenza e del qualunquismo. Ricordate il celebre invito di Martin Luther King che iniziava proprio con queste parole: “io ho un sogno”! Io ho un sogno oggi, precisava e lo ha ripetuto in diverse occasioni: il sogno della libertà e della fraternità fra tutti gli uomini, il suo è un sogno che possiamo fare nostro: il sogno d’un benessere condiviso che nasce dall’impegno a dare più importanza all’altro che a se stessi; il sogno dell’onestà, della competenza e della responsabilità, tutte indispensabili per dar vita a un futuro che non sarà più come il passato, ma porta con se l’esperienza del passato, la ferita del terremoto e la visione condivisa d’uno sviluppo solidale, in cui tutti si sentano protagonisti, specialmente i giovani.

+Giovanni D’Ercole

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