"Il presepe e le sue storie": la presentazione del libro nella Diocesi di Ascoli Piceno

Giovedì 28 dicembre 2023 alle ore 21.00, presso la Parrocchia di San Giacomo della Marca
Il presepe e le sue storie: la presentazione del libro - locandina

“Il presepe e le sue storie”: la presentazione del libro nella Diocesi di Ascoli Piceno

Giovedì 28 dicembre 2023 alle ore 21.00 presso la Parrocchia di San Giacomo della Marca

“Il presepe e le sue storie” è il titolo del libro a cura di Paolo Reineri che viene presentato nella Diocesi di Ascoli Piceno, giovedì 28 dicembre 2023, alle ore 21,00 presso la parrocchia di San Giacomo della Marca.

Il volume raccoglie contributi di:

  • S.E. mons. Vito Piccinonna (vescovo di Rieti), Massimo Fusarelli (ministro generale OFM),
  • S.E. mons. Marco Tasca (arcivescovo di Genova, già ministro generale OFMConv ),
  • Luca Marcelli e Paolo Reineri.
  • In appendice, la lettera apostolica Admirabile signum di papa Francesco sul significato e il valore del presepe.

Alla presentazione del libro “Il presepe e le sue storie” intervengono:

  • S.E. Mons. Gianpiero Palmieri (vescovo di Ascoli Piceno)
  • Luca Marcelli (Dottore di ricerca in Storia del cristianesimo – docente presso l’IIS “Antonio Orsini – Osvaldo Licini” di Ascoli Piceno)

 

 

 

Quali sono le storie del presepe?

Il presepe non è uno solo, ma in ognuno di quelli che abitano le case, le chiese, le strade di tutto il mondo sono contenute le storie delle donne e degli uomini che hanno incontrato e incontrano anche oggi la Storia della nascita di Gesù.

Nel libro Il presepe e le sue storie abbiamo voluto unire insieme alcuni punti vista partendo da ciò che avvenne 800 anni fa a Greccio per volontà di san Francesco. Abbiamo voluto leggere le varie parti del presepe attraverso il loro valore spirituale grazie a fra Massimo Fusarelli, Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori. E poi c’è spazio anche per raccontare ai più piccoli, in una sorta di calendario d’Avvento narrativo, la storia di Maria e Giuseppe secondo la tradizione napoletana della Cantata dei pastori rivista e riscritta in prosa.

Che cosa è successo a Greccio nel 1223?

Dobbiamo alla prima agiografia di Tommaso da Celano uno degli episodi più celebri della vita di Francesco d’Assisi, un fatto entrato, seppur con alcune banalizzazioni, nell’immaginario dei credenti. Francesco aveva da poco ricevuto l’approvazione della Regola dell’Ordine, quando chiede al nobile Giovanni di allestire quanto necessario per celebrare a Greccio la Natività del Signore. Sono la disponibilità e la collaborazione dell’amico e, insieme, le caratteristiche proprie del borgo reatino, a dettare la scelta della location. Qui va in scena, durante la celebrazione della Messa della notte, una particolare rappresentazione del Natale del Signore, svolta in assenza dei protagonisti. Nel presepe di Francesco infatti, non c’è il Bambino, né la Vergine, né Giuseppe. La greppia vuota, riscaldata da un bue e da un asino, permette così agli astanti di concentrare l’attenzione sull’Eucarestia, segno di un Dio che non si accontenta di venire tra gli uomini, ma che sceglie di restare con loro fino alla fine dei tempi.

Per quale motivo Francesco volle fare il presepe?

Riflettendo su questo aspetto, è doveroso fugare alcune forzature contemporanee che fanno del presepe un segno da usare come una clava per ribadire un’identità, marcando in questo modo una distanza. Francesco che aveva partecipato alla quinta fallimentare crociata riuscendo a farsi ricevere dal sultano, non vede nel presepe un’occasione per avanzare rivendicazioni. Trasformando Greccio nella “nuova Betlemme”, il santo d’Assisi ribadisce la necessità per i cristiani di convertire i propri cuori meditando su incarnazione e passione, umiltà e carità. Da questi capisaldi nasce un presepe diverso da quello che abbiamo nelle nostre case: è un presepe eucaristico, che richiama alla centralità della Pasqua che si celebra ogni domenica. È un presepe che più che marcare distanze ci aiuta a vedere Dio che si fa prossimo con l’uomo e soprattutto con gli ultimi della Storia, condividendone la condizione.

Perché il presepe è "admirabile signum"?

Il presepe è “Vangelo vivo” come scrive papa Francesco nella Lettera apostolica Admirabile signum che chiude il nostro libro. È un segno semplice, umile, ma potente dell’Incarnazione di Dio, un modo immediato per raccontare il messaggio di gioia del Natale.

È anche un luogo davanti al quale pregare e per questo abbiamo chiesto a mons. Marco Tasca, arcivescovo di Genova, già Ministro Generale dell’Ordine dei frati Minori Conventuali, di scrivere per noi e i nostri lettori una preghiera che permettesse a tutti, da soli, in famiglia, nelle nostre comunità, di stare davanti a Gesù come i pastori.

A distanza di 800 anni cosa significa "fare" il presepe?

Oggi fare il presepe vuol dire non dimenticare che è Natale. Cercare con esso di risvegliare nei nostri cuori Gesù e la nostra fede in lui. È rivivere nuovamente il miracolo della luce che vince la notte, nonostante il mondo sia abitato dal male che spesso occupa tutti gli spazi e relega il bene alle “grotte” e alle “mangiatoie” di oggi.

Come scrive mons. Vito Piccinonna, vescovo di Rieti, nella sua prefazione, siamo chiamati a “non dimenticare una vicenda che ci riguarda tutti, da vicino. E ci porta lontano, fin dove Dio non smette di farsi ancora oggi carne”.

 

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