Il discorso del Vescovo Gianpiero Palmieri alla Conferenza Episcopale del Kenya

Da sabato 14 ottobre il Vescovo è in Kenya dove si tratterrà fino a venerdì 20. E’ accompagnato da una delegazione della Caritas marchigiana per stabilire un gemellaggio con Caritas Kenya.
Il discorso del Vescovo Gianpiero Palmieri alla Conferenza Episcopale del Kenya

Buongiorno!

Saluto con affetto fraterno tutti e ciascuno di voi, Vescovi della Conferenza Episcopale del Kenya.

Saluto il Presidente, mons. Martin Musonde Kivuva, arcivescovo di Mombasa, il nunzio Hubertus Matheus Maria Van Megen; saluto mons. Joseph Obanyi Sagwe, vescovo di Kakamaga e presidente della Commissione Carità della Conferenza episcopale del Kenya, con cui ci siamo ritrovati recentemente a Roma per mettere a punto questo incontro di oggi. Un saluto e un ringraziamento speciale al signore Samuel Omondi, direttore della Caritas nazionale.

(arcivescovo di Nairobi: Philip Arnold Subira Anyolo; cardinale John Njue)

Sono Gianpiero Palmieri, vescovo di Ascoli Piceno nella Regione Marche in Italia, vicepresidente della Conferenza episcopale italiana e fino a pochi mesi fa membro della Presidenza della Caritas Italiana.

Siamo qui, insieme con il Delegato regionale Caritas Marche, Marco D’Aurizio e alcuni dei suoi collaboratori, Simone Brezzi e Maria Laura Berti. Ringrazio di cuore Federico Mazzarella (anche per la traduzione simultanea), collaboratore di Caritas Italia nella zona dell’Africa Subsariana. Porto i saluti dei Vescovi della Regione Marche e del direttore Caritas nazionale, don Marco Pagniello.

Il 26 giugno 2021 abbiamo celebrato i 50 anni dalla nascita di Caritas Italiana e per l’occasione il S.Padre Francesco ha voluto ricevere in udienza tutti gli operatori e i volontari della Caritas, rivolgendo loro un discorso molto bello, di grande incoraggiamento. Ha indicato in particolare tre vie, perché le percorriamo insieme senza mai allontanarcene: la via della prossimità agli ultimi e agli scartati della società; la via di una fedeltà radicale allo stile del Vangelo, in modo tale che la nostra azione caritativa sia sempre gratuita, umile, non appariscente; la via della creatività, per cercare sempre nuovi spazi e nuovi modi per esprimere la carità della Chiesa.

In questo contesto di una “ricerca di maggiore creatività”, a margine di quell’incontro, Papa Francesco invitò le Delegazioni Caritas delle 16 Regioni italiane a dare avvio ad alcuni gemellaggi con le Caritas delle Chiese sorelle di diversi Paesi del mondo.

Ecco quindi da dove nasce il nostro incontro di oggi: alla Caritas del Kenya e alla Caritas della Regione Marche è stato proposto di gemellarsi.

Da parte nostra, siamo rimasti molto stupiti: il Kenya è un immenso Paese, pieno di straordinarie ricchezze naturali e di ancora più grandi ricchezze culturali, di popoli e di tradizioni. Noi invece siamo una piccola regione, di 9.000 Km quadrati e con meno di un milione e mezzo di abitanti. Per via della sua storia antica, la Chiesa della Regione Marche si è costituita in tredici Diocesi, molto più piccole delle vostre immense Chiese diocesane, estese e molto popolose. Noi ci sentiamo un po’ come “vecchie signore”, che il tempo ha reso appesantite e ripetitive, mentre vediamo voi come “spose” giovani e vivaci, cariche di speranza e di futuro.

Ma vi assicuriamo che nel nostro cuore non si è spento l’entusiasmo per il Signore, la consapevolezza di essere amati da Lui, la passione della carità evangelica. Se siamo Chiese talvolta un po’ invecchiate, abbiamo però maturato anche molta saggezza frutto dell’esperienza. Per dare forma alla carità delle nostre comunità ecclesiali, abbiamo tentato mille strade; certo, abbiamo commesso anche tanti errori che ci hanno costretto a ritornare indietro, ma sostanzialmente possiamo dire di aver raccolto tanti frutti nel servizio fatto ai poveri. La Chiesa cattolica in Italia, come in tante altre parti del mondo, è considerata ancora credibile nella sua testimonianza al Vangelo soprattutto per la sua opera a favore degli ultimi e per lo stile con cui vive il suo servizio.

Non riusciamo neppure ad immaginare (lo intuiamo appena) i grandi ed angosciosi problemi che le vostre Chiese e voi, tutti i giorni, siete chiamati ad affrontare. Abbiamo letto, ad esempio, del vostro appello del luglio scorso a tutta la popolazione del Paese a “non versare altro sangue” e a riaprire il dialogo; con coraggio avete chiesto conto al governo delle promesse non mantenute e della difficile situazione socioeconomica che rende impossibile la vita delle persone più vulnerabili.

Ammiriamo il vostro coraggio. La vostra testimonianza ci aiuta. Cosa potremmo offrire a voi non lo sappiamo, però siamo decisi a camminare insieme, ad arricchirci reciprocamente con la narrazione delle nostre scelte pastorali, delle collaborazioni ed organizzazioni messe in atto nelle nostre realtà ecclesiali, dei sogni e dei progetti di pace e di sviluppo che aiutano a ridare dignità ai poveri, a favorirne la partecipazione attiva nella vita sociale, politica, ecclesiale.

Nella sua enciclica Deus Caritas est Papa Benedetto XVI ha richiamato l’origine divina di ogni opera di carità nella Chiesa: Dio, che è carità, ci ha lasciato in Cristo, che ha dato la vita per l’uomo, la testimonianza suprema dell’amore di agape. La Chiesa è chiamata a continuare l’opera di Cristo nel mondo, consapevole che Egli, Risorto, è presente e agisce ancora nella storia per mezzo di lei. Per questo la Chiesa in ogni angolo della terra continua ad annunciare a tutti il Vangelo di Cristo, a donare ad ogni uomo la salvezza per mezzo delle azioni ripetute dal Risorto nei sacramenti della Chiesa, e continua a mostrare la profondità della carità del Cristo spezzando e condividendo il pane e facendosi prossima ad ogni sofferente.

Tutto questo ci dice che la carità è ben diversa da un atteggiamento meramente filantropico: la radice teologale del nostro impegno ci impedisce di rimanere in superficie, di limitarci a qualche iniziativa di utilità sociale, ma ci spinge a “guardare l’altro sul volto”, a non darci pace finché non sia restituita a ciascuno la sua dignità di figlio di Dio.

Scrive Papa Benedetto: “L’amore del prossimo, fondato nell’amore di Dio, è innanzitutto una responsabilità di ogni singolo fedele, ma è anche una responsabilità dell’intera comunità ecclesiale ad ogni livello: dalla comunità locale alla Chiesa particolare e alla Chiesa universale nella sua interezza. Come comunità, la Chiesa deve praticare l’amore. L’amore ha quindi bisogno di essere organizzato se vuole essere un servizio ordinato alla comunità”. 

“Love of neighbour, grounded in the love of God, is first and foremost a responsibility for each individual member of the faithful, but it is also a responsibility for the entire ecclesial community at every level: from the local community to the particular Church and to the Church universal in its entirety. As a community, the Church must practise love. Love thus needs to be organized if it is to be an ordered service to the community” (Deus catitas est 20)

Ecco in breve cosa siamo chiamati a realizzare per mezzo delle nostre Caritas: dare mani, voce, sguardo, cuore al Signore perché Egli possa continuare a far sentire gli uomini amati da Lui. Nello stesso tempo, la Caritas è chiamata a tenere alta l’attenzione di tutta la Chiesa nei confronti dei poveri e degli sfruttati di ogni luogo del mondo, perché la concretezza dell’amore di Dio sia visibile a tutti.

E’ una bellissima responsabilità! E’ un dono meraviglioso poter collaborare con il Signore!.

I problemi che affliggono immense folle di persone ci dicono ancora di più che dobbiamo collaborare insieme. Se la caritas di ogni Diocesi esprime la carità di quella particolare Chiesa locale, la collaborazione in rete di tante Chiese e di tante Caritas può fare infinitamente di più. Ecco perché camminiamo insieme….

Ci accompagni la protezione di Maria, Madre della Chiesa. Con Gesù e con lei siamo chiamati a “vivere nella stessa casa”, allargando gli spazi perché “facciamo casa” con tutti gli uomini: è questo il senso della devozione alla Madonna di Loreto, devozione così diffusa nel territorio della Regione Marche.

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